«Sono un ragazzo fortunato, con la mia vita senza colori: una vita senza suoni m’avrebbe fatto molto più male». Antonio, nato a Torino, cresciuto a Chieuti, in provincia di Foggia, ha 33 anni, fa il cantante jazz e ha la retinite pigmentosa, una malattia genetica dell’occhio per cui non ci vede quasi più, la sera si fa strada con un bastone, il giorno affina l’orecchio per riconoscere dalle voci i suoi allievi di canto.

Sta con le ombre, da quando è bambino.

Passano gli anni, le macchie restano, cambiano invece gli specialisti cui si rivolgono invano il papà operaio e la mamma casalinga di Antonio, che nel frattempo inciampa spesso e riconosce sempre meno chi gli stringe la mano.

La diagnosi è tardiva. A diciassette anni durante la visita militare scopre che la malattia di cui è affetto è la retinite pigmentosa.

«Fino a cinque anni fa leggevo. Ora non più» racconta Antonio. Il suo obiettivo, dopo la laurea in Conservatorio, è quello di aiutare la raccolta fondi per Telethon. Con un concerto, in una qualsiasi piazza del mondo.