Otto mesi non sono bastati a Federica per sapere che cosa le abbia portato via il compagno della sua vita, il papà dei suoi cinque figli. Il suo Vigor, all’anagrafe Bovolenta ma per tutti Bovo, era uno dei figli prediletti della grande famiglia della pallavolo.

La sera del 24 marzo, il cuore di un’atleta che vanta 553 partite in serie A1, due scudetti, due coppe campioni e un argento olimpico con la Nazionale, smette di battere. Improvvisamente. Ad oggi, gli esami parlano di un’aritmia, forse congenita, forse di origine genetica. Troppe incertezze per chi, come Federica, ha il diritto di sapere.

«Non tanto per me; nulla mi ridarà Bovo, ma per i miei figli. Alessandro e Arianna hanno cominciato a fare sport, tra qualche anno inizieranno Angelica e Aurora e poi sarà il turno di Andrea. Da mamma dico che i miei bimbi faranno tutti gli esami possibili; ma se i medici non sanno cosa cercare…».

Fuori dalle facili metafore, Federica difende i suoi cuccioli ma, tra le mille difficoltà di una vita che si è dovuta reinventare, ce ne è una che non accetta: «Prima di tutto, la tutela di un ragazzo che fa sport non può essere affidata alle preoccupazioni di una madre. Il medico deve gli strumenti per riconoscere certe patologie. I problemi vanno conosciuti prima delle tragedie». Prevenzione e ricerca sono parole entrate a forza nel vocabolario di questa giovane mamma romana che ha dovuto imparare come di alcune malattie non si sappia abbastanza. Ora, chiede con forza che la ricerca sia messa in condizione di avanzare, di capire e dare risposte.

[…] «Sono tanti i ragazzi che muoiono improvvisamente facendo sport. Non è possibile che si sappia così poco. Bisogna fare ricerca e dare la possibilità ai medici di fare controlli sicuri. Se Bovo avesse saputo anche di un rischio minimo si sarebbe fermato. A Forlì avrebbe fatto l’uomo di marketing, senza continuare a giocare». Non per vincere, ma per fare da chioccia a ragazzi della B2.

Dopo il 24 marzo […] Federica è stata assunta dalla Federazione italiana e tutto il movimento ha fatto sentire il suo affetto e la sua vicinanza alla famiglia. A Londra, i ragazzi della Nazionale maschile sono saliti sul podio per ricevere la medaglia di bronzo stringendo in mano la maglietta di Vigor, che si sono passati di mano in mano, alzandola al cielo. Un gesto fatto da chi con il gigante nato a Rovigo ha condiviso tanto; un gesto «vero, fatto con amicizia e fierezza; con tutto l’amore per quella maglia e per questo sport. Perché – chiude Federica – Bovo era fatto così».