Tra le tante proteine che trasferiscono l’azione degli andrògeni – gli ormoni maschili come il testosterone che controllano il comportamento sessuale e aggressivo, la memoria, l’umore e l’apprendimento – sui motoneuroni, le cellule nervose che trasmettono i comandi dal cervello ai muscoli, ne è stata identificata solo una: si chiama neuritina e favorisce la crescita della cellula stessa, in particolare la rigenerazione dell’assone lesionato, il “braccio” lungo anche più di un metro in  contatto con il muscolo. La scoperta, pubblicata su Journal of Neurochemistry*, viene dal gruppo di Angelo Poletti, ricercatore Telethon del CEND, il Centro di eccellenza delle malattie neurodegenerative presso l’Università di Milano.

Gli androgeni hanno per bersaglio preferito il motoneurone, all’interno del quale trovano il partner a cui legarsi, chiamato appunto recettore per gli androgeni. Questa proteina, una volta attaccatasi all’ormone, va a “sedersi” sul DNA in corrispondenza di alcuni geni, accendendoli o spegnendoli. Oggi si conosce l’identità di uno dei geni accesi dagli androgeni, quello per la neuritina, una piccola proteina appoggiata sulla superficie esterna della cellula, che promuove la crescita dei “bracci” della cellula nervosa con cui cervello e muscoli comunicano.

Che gli ormoni maschili giocassero un ruolo importante nello sviluppo e nella rigenerazione del neurone motorio era già noto. La ricerca, effettuata su motoneuroni in coltura, dimostra come mettendo in moto il recettore per gli androgeni aumenti la produzione di neuritina e la ricrescita dell’assone in caso di lesione.

L’importanza degli ormoni maschili per il benessere del neurone motorio e del suo braccio è testimoniata da certe malattie genetiche, in cui i difetti genetici risiedono nel recettore per gli androgeni o toccano i livelli di androgeni nel sangue. Quando il recettore non funziona, l’arrivo di ormoni maschili ne provoca l’accumulo sotto forma di “mucchietti” tossici per il motoneurone, tanto più numerosi e nocivi per la cellula, quanto più alti sono i livelli di ormoni nel sangue.

Questo è proprio quello che succede nei pazienti affetti da atrofia muscolare bulbo-spinale o malattia di Kennedy, una patologia neuromuscolare che colpisce maschi adulti (il gene che codifica per il recettore degli androgeni sta sul cromosoma X), caratterizzata da debolezza muscolare progressiva soprattutto agli arti inferiori.

Nel caso invece di livelli ridotti di androgeni nel sangue, le cellule nervose fanno fatica a crescere e a “parlare” con i motoneuroni vicini, avendo “braccini” più corti per comunicare. Alcune malattie neurodegenerative come l’Alzheimer ed il Parkinson sembrano essere più frequenti nei maschi e ciò potrebbe dipendere sia da difetti in questo recettore, diversi da quelli della malattia di Kennedy, sia da variazioni dei livelli di un ormone maschile, il testosterone, nel sangue.

Anche la forma sporadica della sclerosi laterale amiotrofica, un’altra malattia progressiva che colpisce i motoneuroni,  tristemente famosa tra gli sportivi, ha un’incidenza due volte superiore nei maschi che nelle femmine. La morte del neurone motorio potrebbe essere scatenata da eccessivi livelli di androgeni nel sangue (come quelli ottenuti, per esempio, assumendo ormoni o farmaci anabolizzanti): in questo caso la proteina AR si attiverebbe provocando uno stress alla cellula nervosa che potrebbe esserle fatale. “Il fatto che androgeni e farmaci anabolizzanti siano fattori di rischio per il motoneurone e tra le cause delle suddette patologie spiegherebbe perché le femmine risultano più protette contro queste malattie”, commenta Poletti.

*Marron TU et al. J Neurochem 2004.