Si chiama Lim Mineralization Protein 3 (LMP-3) ed è in grado di indurre la formazione di tessuto osseo. Questa la scoperta di Enrico Pola, giovane dottorando dell’Università Cattolica di Roma che, grazie a un finanziamento Telethon, ha potuto svolgere un periodo di formazione nel laboratorio del professor Paul Robbins all’Università di Pittsburgh. Lo studio, pubblicato su Gene Therapy*, dimostra come il gene LMP-3 sia in grado di stimolare tipi cellulari diversi (osteoblasti, fibroblasti e cellule mesenchimali) a produrre fattori di crescita specifici per l’osso, inducendo quindi la formazione di matrice mineralizzata.

Negli ultimi anni numerose ricerche si sono concentrate sulla possibilità di mettere a punto tecniche e metodiche sempre più raffinate e meno invasive per trattare le patologie reumatiche e alcune patologie congenite dell’osso senza dover ricorrere all’intervento chirurgico. In questo filone di ricerca si collocano anche la terapia genica e l’ingegneria tissutale che rappresentano nuovissime frontiere della scienza il cui obiettivo è cercare di utilizzare un gene o il suo prodotto proteico a fini terapeutici.

Studi recenti hanno mostrato che la terapia genica, usando fattori di crescita dell’osso, come le Bone Morphogenetic Proteins (BMP), può portare ad una più rapida guarigione delle fratture e in modo assai meno invasivo rispetto alle tecniche tradizionali.

In questo caso il gene LMP-3 è stato iniettato all’interno di cellule in coltura, cioè isolate dall’organismo e mantenute vitali. Questo gene è un fattore di trascrizione, cioè una proteina capace di guidare la produzione di altre proteine, e una volta all’interno delle cellule attiva la produzione di fattori di crescita specifici del tessuto osseo che, rilasciati all’esterno delle cellule, stimolano quest’ultime a differenziarsi in cellule dell’osso.

In una seconda fase del lavoro LMP-3 è stato iniettato nel muscolo tricipite del topo e, dopo tre settimane dall’inoculazione, si è ottenuta formazione di tessuto osseo in modo più efficace rispetto alla semplice somministrazione di altri singoli fattori di crescita.

“Si tratta della scoperta di un potente osteo-induttore – ha commentato Enrico Pola – che potrebbe trovare numerose applicazioni nella patologie congenite dell’osso, in particolare nell’osteogenesi imperfetta, ma anche nell’osteoporosi e in tutte le condizioni cliniche ove sia necessaria formazione di nuovo tessuto osseo, come per esempio nelle fratture vertebrali e nei fallimenti di protesi d’anca”.

Questa scoperta, resa possibile grazie agli investimenti di Telethon su giovani e promettenti ricercatori italiani, rappresenta uno dei primi tentativi riusciti di terapia genica in ambito ortopedico e apre la strada ad una nuova linea di ricerca di grande interesse.