di Francesca Pasinelli

Con l’autunno arrivano le assegnazioni dei premi Nobel e per un breve periodo pare davvero di percepire un largo e trasversale entusiasmo nei confronti della scienza. L’annuncio delle scoperte che hanno meritato il massimo riconoscimento suscita interesse e partecipazione; per un giorno occupa le prime pagine dei giornali e l’apertura dei notiziari televisivi.

L’impressione è quella di un generale consenso sul fatto che l’immunoterapia e le applicazioni della tecnologia laser abbiano portato benefici e opportunità di miglioramento nella nostra vita. Poi si ritorna alla realtà di tutti i giorni in cui la ricerca difficilmente riesce a guadagnare la scena mediatica come accade, per esempio, allo sport. Intendiamoci, che il grande pubblico non faccia il tifo per i nostri ricercatori come per la nazionale di pallavolo è certamente comprensibile. Tuttavia, senza nemmeno entrare nel tema, comunque urgente, dei finanziamenti pubblici alla ricerca, credo che, complessivamente come paese, dovremmo amare e coltivare di più questa ricchezza. A partire dalla salvaguardia della relazione fiduciaria tra scienza e società che, soprattutto in questi ultimi anni, è particolarmente fragile. Un esempio eclatante è quello dei vaccini perché sta già avendo ricadute preoccupanti sulla sicurezza di tanti bambini, ma potremmo citarne altri e non solo in ambito sanitario. Le esperienze che fanno ben sperare ci sono e partirei da quelle.

Dal 2016 siamo tra i primi paesi al mondo ad avere una legge che prevede lo screening neonatale esteso per tutti i nuovi nati. Ciò, in poche parole, permette di verificare tempestivamente l’eventuale presenza di circa quaranta malattie congenite e di accedere immediatamente al percorso di cura più adeguato, evitando ritardi spesso associati a conseguenze gravi. C’è ancora da lavorare per ottimizzare l’applicazione della legge su tutto il territorio nazionale e per far sì che il numero delle malattie testate possa, in un futuro anche prossimo, aumentare man mano che la ricerca rende disponibili nuove terapie. Ma, se confido nel fatto che sarà possibile realizzare tutto ciò è perché, con Fondazione Telethon, faccio parte della comunità vasta ed eterogenea creata da tutti i soggetti che sostengono lo screening neonatale esteso e ho visto da vicino l’efficacia della collaborazione tra scienza, società e forze politiche quando si riesce a farla funzionare.

Francesca Pasinelli, direttore generale Fondazione Telethon, è tra le 30 candidate al concorso #ladonnaD2018 di D Repubblica. Per saperne di più clicca qui