Sul numero di giugno della prestigiosa rivista, il Direttore dell’SR-Tiget Luigi Naldini e il Direttore Generale di Fondazione Telethon, Francesca Pasinelli, fanno il punto su conquiste, sfide e prospettive della terapia genica.

Copertina “Le Scienze” di giugno

L’idea visionaria alla base della terapia genica, cioè intervenire alla radice delle malattie genetiche fornendo alle cellule di un paziente una copia funzionante del gene difettoso, non è nuova. Risale ormai a una cinquantina di anni fa, mentre sono degli anni Novanta le prime prove cliniche.

Da allora la terapia genica ne ha fatta molta di strada, e molte sono le prospettive future di quella che è considerata la strategia di punta delle terapie avanzate. Oggi, però, le sfide non sono più solo quelle scientifiche: una delle sfide più attuali è rendere queste nuove terapie pienamente accessibili a tutti i pazienti che ne hanno bisogno, affrontando anche sforzi di carattere organizzativo, regolatorio ed economico.

A fare il punto sulla situazione attuale della terapia genica analizzata a 360 gradi è un dossier pubblicato sul numero di giugno della storica rivista “Le Scienze”, la più prestigiosa rivista italiana di divulgazione scientifica, che al tema ha dedicato la copertina. E prestigiose sono le firme dei due articoli che compongono il dossier, appartenenti al professor Luigi Naldini, direttore scientifico dell’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica di Milano, e a Francesca Pasinelli, direttore generale di Fondazione Telethon.

L’articolo di Luigi Naldini prende le mosse da uno degli ultimi risultati più rilevanti del suo Istituto: il successo della sperimentazione clinica per la terapia genica della mucopolisaccaridosi di tipo 1H, grave malattia metabolica. È l’occasione per ricordare gli inizi incerti della terapia genica, tra aspettative e primi risultati deludenti o addirittura negativi, e il lungo lavoro messo in campo dai ricercatori per mettere a punto nuovi vettori (i “taxi”molecolari deputati al trasporto di geni terapeutici, derivati per lo più da virus) sempre più sicuri ed efficaci.

Naldini traccia quindi una panoramica dei vettori più utilizzati (lentivirali e di tipo AAV), delle due strategie di terapia genica (ex vivo e in vivo) e dei vari tipi di malattie che possono essere trattate con queste strategie, fino ad arrivare alle nuove prospettive offerte dall’editing genomico. È un nuovo tipo di approccio molecolare che permette di intervenire in modo mirato sul DNA, spegnendo geni, sostituendo sequenze o correggendo singole mutazioni direttamente nel gene affetto. «Anche per questa recente frontiera della terapia genica l’entusiasmo è tanto – sottolinea Naldini – ma bisogna evitare la tentazione di sopravvalutarla o di bruciare le tappe perché, di nuovo, non mancano le sfide».

Tra queste ci sono sicuramente sfide scientifiche, perché bisogna rendere l’approccio sempre più sicuro ed efficace, ma anche ostacoli di altra natura, sui quali si concentra il secondo articolo del dossier di “Le Scienze”, firmato da Francesca Pasinelli. Che già dalla prima frase espone con grande chiarezza la situazione: «Esiste un problema di accesso alla cura per le persone con malattie rare e riguarda in buona parte la terapia genica. Ciò deriva, in molti casi, dalla diffusa percezione che i costi delle terapie geniche siano troppo elevati».

Pasinelli ricorda infatti che una quota rilevante della prima ondata di terapie avanzate, tra le quali le terapie geniche, arrivate all’approvazione è poi andata incontro a un fallimento per problemi di ordine commerciale.

Le terapie arrivano sul mercato a prezzi che allo stesso tempo sono troppo alti per chi deve acquistarle (cioè sistemi sanitari e compagnie assicurative) ma sono considerati poco remunerativi da chi le produce. E a farne le spese sono i pazienti. Esistono però diverse strategie e opportunità che potrebbero portare a un “cambio di passo”, oggi in discussione, come racconta Pasinelli, a livello internazionale. Mentre a livello nazionale, «le risorse e le strategie messe in campo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) potrebbero costituire una prima significativa risposta in tal senso».

Fedele alla propria missione, che non è solo far avanzare la ricerca biomedica sulle malattie genetiche rare ma anche trasformare i risultati di questa ricerca in terapie accessibili ai pazienti, Fondazione Telethon è già in prima linea rispetto a questa nuova sfida.