Nuova luce sui meccanismi che portano alla morte le cellule nervose nei pazienti affetti da corea di Huntington: a dimostrarlo sulle pagine di EMBO Molecular Medicine* è Luca Scorrano, ricercatore dell’Istituto Telethon Dulbecco che lavora a Padova presso l’Istituto veneto di medicina molecolare.

La corea di Huntington è una grave malattia degenerativa del sistema nervoso che, pur essendo ereditaria, inizia a manifestarsi soltanto in età adulta. Chi ne è colpito mostra inizialmente problemi nella coordinazione e nel controllo dei movimenti, poi disturbi della concentrazione, della memoria e del linguaggio, fino alla completa demenza.

È ormai noto da molti anni che alla base della malattia c’è un difetto nel gene contenente le informazioni per una particolare proteina, denominata appunto huntingtina, che quando è alterata perde le sue normali funzioni e diventa tossica per le cellule del cervello. I meccanismi con cui questo avviene, però, non sono ancora del tutto chiari: quello che i ricercatori hanno certamente capito è che gli attori in gioco nel processo degenerativo sono molti. Tra questi ci sono i mitocondri, strutture presenti in tutte le cellule responsabili sia della produzione di energia, sia del controllo del “suicidio programmato” delle cellule, che viene messo in atto delle cellule stesse in risposta a segnali precisi dell’organismo.

Il gruppo di Scorrano ha dimostrato che nella corea di Huntington i mitocondri presentano delle alterazioni nella forma e nella struttura che si traducono in veri e propri segnali di morte per i neuroni.

Come spiega Veronica Costa, prima autrice del lavoro, “abbiamo identificato una particolare proteina, Drp 1, che determina il cambiamento di forma dei mitocondri: bloccandone l’attività in cellule prelevate da pazienti affetti da corea di Huntington siamo riusciti a ristabilire la normale struttura dei mitocondri e ad arrestare il processo degenerativo”.

La scoperta dà un ulteriore contributo alla comprensione dei meccanismi alla base di questa complessa malattia, ancora senza possibilità di cura, ma non solo. “Drp 1 potrebbe rivelarsi un interessante bersaglio farmacologico per bloccare la neurodegenerazione tipica della corea -, aggiunge Scorrano -. Approfondirne il ruolo nella cellula è quindi la nostra prossima sfida: per chi come noi si occupa di ricerca di base, trovare un riscontro più vicino ai malati come questo può darci una marcia in più”.

* V. Costa et al, “Mitochondrial fission and cristae disruption increase the response of cell models of Huntington’s disease to apoptotic stimuli”. EMBO Molecular Medicine, 2010.