La terapia genica promette bene per la distrofia muscolare dei cingoli: il gruppo di ricerca guidato da Vincenzo Nigro presso l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Napoli è infatti riuscito a curare la malattia nel modello animale con due iniezioni a distanza di sei mesi. I risultati sono descritti in uno studio* pubblicato dalla rivista Plos ONE.

Quella dei cingoli è una particolare forma di distrofia muscolare, che interessa soprattutto i muscoli pelvici e scapolari. È caratterizzata in generale da debolezza muscolare, difficoltà ad alzare le braccia, sollevare pesi, fare le scale, alzarsi da terra, correre. Ne esistono numerose forme, a seconda del difetto genetico responsabile: quella studiata dal gruppo di Vincenzo Nigro è la 2F, che esordisce in genere tra i 2 e i 10 anni – e frequentemente colpisce anche il cuore, provocando cardiomiopatia dilatativa e scompenso cardiaco.
 
Al momento il trattamento farmacologico può rallentare la malattia, ma la terapia genica potrebbe essere la vera carta vincente. Utilizzando un particolare tipo di criceto che presenta spontaneamente un difetto identico a quello umano (un’alterazione del delta-sarcoglicano, una delle componenti del complesso proteico della distrofina), i ricercatori del gruppo di Vincenzo Nigro hanno utilizzato due iniezioni di due differenti vettori virali, contenenti il gene corretto, per preservare la capacità motoria e la funzione cardiaca per l’intera durata della vita dei criceti. Questo perché, spesso, dopo la prima iniezione, c’è una graduale perdita di efficacia.
La seconda iniezione con un differente vettore permette invece una durata di vita normale, di oltre due anni nel caso del criceto.
 
I “virus navicella” utilizzati per il trasporto del gene sano fanno parte della famiglia degli adeno-associati, gli stessi utilizzati dal team di Alberto Auricchio del Tigem (a sua volta tra gli autori del lavoro) per la terapia genica dell’amaurosi congenita di Leber. Uno dei vantaggi di questo vettore è che, una volta iniettato nel sangue, è in grado di “trovare” da solo gli organi principalmente colpiti in questa malattia, ovvero cuore e muscoli, trasportandovi il gene corretto.

Attualmente i ricercatori sono al lavoro per cercare di ridurre sensibilmente la dose di vettore necessaria per ottenere gli effetti terapeutici già osservati, in vista di una possibile sperimentazione della terapia genica sistemica sull’uomo. Lo stesso approccio potrebbe poi essere riproposto anche per le altre forme di distrofia muscolare dei cingoli.
 
* Vitiello C, Faraso S, Sorrentino NC, Di Salvo G, Nusco E, Nigro G, Cutillo L, Calabrò R, Auricchio A, Nigro V, “Disease Rescue and Increased Lifespan in a Model of Cardiomyopathy and Muscular Dystrophy by Combined AAV Treatments”. PLoS ONE, 2009; 4(3): e5051.