La patologia, per anni non riconosciuta, è una forma di encelopatia epilettica individuata dai ricercatori Telethon nel 2005.

«I nostri bambini non sono solo la malattia di cui soffrono, ma molto altro e ce lo fanno capire ogni giorno attraverso i loro occhi e i loro piccoli grandi gesti»: è con queste parole che l’Associazione CDKL5 Insieme verso la cura ha voluto aprire la Giornata mondiale di sensibilizzazione sul disordine da deficit di CDKL5, che ricorre il 17 giugno in tutto il mondo.

Questa rara forma di encefalopatia epilettica è particolarmente grave in quanto esordisce già nel primo anno di vita con spasmi, contrazioni muscolari involontarie, riduzione del tono muscolare e problemi alla vista. L’attività elettrica del cervello, sostanzialmente normale all’esordio, si deteriora progressivamente fino a interferire con un normale sviluppo neurologico e cognitivo del bambino, che manifesta disabilità intellettiva, compromissione delle capacità motorie, deficit visivi ed epilessia farmaco-resistente.

Inizialmente scambiata per un’altra patologia neurologica di origine genetica, la sindrome di Rett, è stata definitivamente caratterizzata come una sindrome distinta nel 2005 proprio grazie a un team di ricercatori Telethon, che hanno individuato sul cromosoma X il gene CDKL5 come responsabile di questa variante, detta anche di Hanefeld. Nella maggior parte dei casi la malattia è sporadica: le mutazioni insorgono de novo nel paziente e ad oggi non sono state identificate madri portatrici sane della malattia. Si tratta di una patologia dominante, poiché anche le femmine eterozigoti, ovvero portatrici di un cromosoma X con la mutazione e l’altro sano, manifestano i sintomi.

Ad oggi Fondazione Telethon ha investito circa 2 milioni di euro in progetti di ricerca sul deficit di CDKL5, contribuendo in modo significativo a fare luce sui meccanismi alla base della sindrome. Grazie alla ricerca si è compreso che la proteina codificata da questo gene dà istruzioni per la produzione di una proteina che viene espressa nelle cellule nervose ed è fondamentale per il corretto funzionamento di altre proteine.

Attualmente non è disponibile alcuna cura per questa sindrome, ma i ricercatori sono al lavoro per individuare una possibile strategia terapeutica che migliori la vita di questi bambini.

Una strada promettente è quella della terapia genica, che consente di restituire una versione corretta del gene mancante tramite un virus opportunamente modificato. Attualmente ci sono studi che dimostrano la potenziale efficacia dell’approccio di terapia genica per patologie come questa, tuttavia esistono ancora diversi limiti legati alla bassa efficienza di trasferimento del gene al cervello e al rischio di effetti tossici dovuti alle alte dosi di vettore ancora necessarie. Migliorare efficienza e sicurezza della terapia genica per la CDKL5 è proprio l’obiettivo di un progetto Telethon finanziato nell’ambito dell’ultimo bando per la ricerca extramurale.

La speranza di una cura non abbandona mai queste famiglie, come in occasione della giornata ha ricordato anche Emanuela Defranceschi, presidente della CDKL5 Associazione di Volontariato Onlus: «Lewis Carroll scriveva che “uno dei segreti più profondi della vita e ciò che più vale la pena fare è quello che facciamo per gli altri”. Questo è il nostro obiettivo e la nostra speranza: una cura per tutti i bambini con CDKL5 in modo che possano fare tutto quello che fanno gli altri bambini, vivere in salute. Magari questo nostro sogno diventerà presto realtà: per questo è nata Telethon, per questo siamo nati noi, amici di Telethon fin dal 2008».