A causa dell’emofilia, Matteo affronta una terapia due volte a settimana, ma questo non gli impedisce di portare avanti le sue passioni: la medicina e l’impegno associativo.

Matteo

Solidarietà verso gli altri e senso di responsabilità sono le parole che Matteo preferisce. A 27 anni è la dimostrazione che giovinezza non è per forza sinonimo di immaturità.

Facile più a scriversi che a farsi, specialmente se, come lui, si deve affrontare ogni giorno una malattia del sangue, l’emofilia, che causa continue emorragie, a fronte di piccoli traumi o cadute. Quelle che nella vita di tutti i giorni lascerebbero solo lividi e fastidi. Ma le scelte di vita di Matteo non saranno mai condizionate dalle difficoltà della malattia.

L’emofilia gli viene diagnosticata a 2 anni, grazie al sesto senso di mamma Roberta, ginecologa, ignara di essere portatrice sana. L’avvio del percorso terapeutico e sanitario avviene in varie fasi, perché inizialmente Matteo non segue la normale profilassi di due o tre terapie settimanali, ma viene trattato solo al momento del bisogno. Dopo aver affrontato però tre episodi gravi di emorragia, a 24 anni comincia anche lui la terapia due volte a settimana, per non rischiare ogni volta di finire in ospedale dopo una banale uscita in bicicletta o una doccia.

Gli anni dell’Università però per fortuna non sono solo questo. Sono gli anni in cui Matteo si cimenta con una grande passione: la medicina. La scelta di frequentare deriva in parte dall’esempio di mamma Roberta, ma soprattutto dalla sua esperienza della malattia che lo ha portato a frequentare spesso gli ospedali e a coglierne il lato più umano, di aiuto e contatto con gli altri. La sua propensione alla solidarietà e al senso di responsabilità non si manifestano solo nella scelta del percorso universitario, ma anche nell’impegno associativo sempre più costante. Matteo partecipa ad alcune edizioni della “Scuola FedEmo”- il progetto nato nel 2016 da un’idea del Comitato Giovani della Federazione delle Associazioni Emofilici (FedEmo) – per la formazione di giovani nella gestione delle associazioni locali. Grazie a questa esperienza infatti prende coscienza di poter essere lui stesso a guidare come presidente l’AVEC (Associazione Veneta per l’emofilia e le coagulopatie).

Insieme ad altri giovani come lui crea poi anche il “Comitato giovani FedEmo”: una fucina di idee e progetti che non si ferma mai, nemmeno durante il periodo di quarantena, che rappresenta un momento ancora più delicato per ragazzi come Matteo che affrontano una malattia del sangue. Infatti «in un momento di emergenza nazionale, soffrire di una patologia pregressa come l’emofilia pone le persone che ne sono affette in una condizione di ulteriore fragilità, da considerare in caso di contagio da coronavirus. La storia recente di questa epidemia evidenzia una volta ancora che proprio nei confronti dei soggetti più fragili, come nel caso degli emofilici, non andrebbero mai sacrificate la qualità e l’appropriatezza delle cure in funzione dei costi», ha evidenziato Cristina Cassone, Presidente FedEmo, in occasione della Giornata mondiale dell’emofilia.